Il mio pergolato

Lo scorso anno, in occasione dei lavori di ristrutturazione della casa, avevo fatto piantare quattro robusti pali per costruire un bel pergolato. Ora sono alla fase due.

Il compressore, usato la prima volta per passare l'impregnante

Il compressore, usato la prima volta per passare l'impregnante

Ho finalmente tirato fuori dalla confezione il compressore acquistato mesi fa, e mi sono avventurato nella verniciatura a spruzzo dell’impregnante per proteggere le traverse dell’erigendo patio dall’umidità.

A metà del lavoro

A metà del lavoro

Esperienza più che positiva: fatte alcune intuitive regolazioni il compressore si dimostra utilissimo per eseguire bene e rapidamente un lavoro che, in effetti, non richiede grande precisione o risultati artistici.

Al prossimo giro vedrete il pergolato montato.

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Lamponi

Il lampone esibizionista

Il lampone esibizionista

Quest’anno non ho ripiantato i lamponi, ma una piantina è sopravvissuta; e cerca di mettersi in mostra.

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Ci lavoro poco, ma…

…ma qualche risultato si vede ugualmente.

Quest’anno, per ragioni assolutamente pragmatiche, ho fatto una scelta minimalista: pomodori, quattro piante di zucchini, un po’ di basilico e insalata. Complice la pioggia di questi giorni ecco che la natura mi premia.

Le mie insalate: primo raccolto

Le mie insalate: primo raccolto

Ecco la prima insalata dell’anno, bella fragrante e florida.

I pomodori, con il loro bell'impianto di irrigazione

I pomodori, con il loro bell'impianto di irrigazione

Sono ancora piccoli ma crescono bene

Sono ancora piccoli ma crescono bene

I pomodori: una trentina di piantine, che saranno irrigati goccia a goccia con un tubo poroso, collegato alla pompa del pozzo che a sua volta sarà azionata da un timer, una volta al giorno, anzi di notte. Una scelta ecologica: userò l’acqua piovana, e in minime quantità. In effetti l’acqua, anche se riusciremo a non farla privatizzare (a proposito: TUTTI a votare per i referendum!) è una risorsa rara e preziosa.

A proposito di pomodori: Carla mi ha ricordato che è ora di dare una passata di verderame.

Anche gli zucchini iniziano a dare frutti

Anche gli zucchini iniziano a dare frutti

Quest’anno solo quattro piante di zucchini, che cominciano a lavorare bene.

Ecco gli altri pomodori

Ecco gli altri pomodori

Anche il basilico cresce bene

Anche il basilico cresce bene

Un po’ di basilico, che può servire anche per le scorte invernali.

La centralina che smisterà l'acqua proveniente dalla pompa del pozzo

La centralina che smisterà l'acqua proveniente dalla pompa del pozzo

Il diffusore che spruzzerà acqua su zucchini, basilico e insalate

Il diffusore che spruzzerà acqua su zucchini, basilico e insalate

Dalla pompa che pesca nel pozzo, dicevamo, l’acqua verrà convogliata nelle ore notturne a tre diversi tubi: due porosi, che irrigheranno i pomodori, e un terzo che diffonderà l’acqua a pioggia sulle insalate il basilico e gli zucchini, e su quant’altro seminerò nei paraggi.

Perchè parlo dell’irrigazione al futuro? Perchè devo ancora calare la pompa nel pozzo, dopo aver girato negozi e magazzini per trovare un raccordo. In settimana spero di provvedere.

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Barbecue

Il mio Bbq ancora in fase di rifinitura

Il mio Bbq ancora in fase di rifinitura

Sembra un controsenso… da coltivatore, quindi implicitamente vegetariano, a costruttore di un quasi monumentale barbecue, e perciò incline a consumare carne in quantità.

Ma non si tratta di una contraddizione. Tanto per iniziare il barbecue serve non solo per le carni ma anche per i pesci – che io preferisco – e per le verdure: zucchini, melanzane, peperoni e altro.

Avere un ampio barbecue è sempre stato un piccolo mio desiderio, non solo per rimpinzarmi personalmente, cosa che non disdegno, ma soprattutto per invitare amici con cui condividere momenti sereni. Quindi mi son messo di buona lena in questa impresa.

Ingredienti:

  • una cisterna di cemento di quelle che si usavano nelle vigne per preparare il verderame; dalle mie parti si chiama “tibu”. Se non ce l’avete sotto mano, però, non sbattetevi troppo per procurarvela: pesa come un accidente, ed è più comodo costruire tutto da zero o addirittura comperare un Bbq fai – da – te al Brico
  • circa settanta mattoncini refrattari piatti (ho scoperto che si chiamano “tavelle”), che costano circa 50 centesimi l’uno.
  • una ventina di chili di malta refrattaria pronta, cui basta aggiungere l’acqua nella proporzione indicata
  • circa trenta mattoni pieni; io ne ho usati di vecchi, o antichi, che avevo a disposizione
  • una quindicina di coppi, ovvero le tegole dei tetti di una volta
  • un paio di mezze giornate di lavoro
  • resistenza agli insuccessi e alle inevitabili frustrazioni.
Preparazione:
  • preparate la malta impastandola con acqua, ingegnatevi per armonizzare le forme cartesiane dei mattoni con quelle tonde del tibu, non scoraggiatevi se il cemento non tiene insieme i mattoni, ideate soluzioni creative per sfidare la gravità e… vualà: non si nota un tocco di armonia che apparenta il mio Bbq al Partenone?
  • munitevi di tonnellate di legna di varie dimensioni, e di chili e chili di carni salsicce pesci, e di litri e litri di vino (consiglio Barbera, Dolcetto o Nebbiolo, rigorosamente piemontesi)
  • Sorteggiate quello che guiderà al ritorno, e che dovrà astenersi dal bere.
Lì dentro si accenderà il fuoco...

Lì dentro si accenderà il fuoco...

Vista totale del lato B

Vista totale del lato B

Ancora il lato B, per apprezzare l'armonia e l'equilibrio delle forme

Ancora il lato B, per apprezzare l'armonia e l'equilibrio delle forme

Un dettaglio della sinuosa sequenza dei cup

Un dettaglio della sinuosa sequenza dei cup

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Che cosa coltiverò quest’anno?

Coltivazioni

Coltivazioni

Quest’anno ho compiuto 50 anni.

Quest’anno sono stato operato e mi hanno tolto un cancro dall’intestino.

Quest’anno la crisi mondiale finirà… o no?

Quest’anno si cambia. Quest’anno sono più grande, più equilibrato, più sereno; quest’anno vivo meglio, vivo di più, vivo più a fondo.

Quindi? Quindi quest’anno anche il mio incantevole orto sarà differente. Selezionerò, e mirerò i miei sforzi su ciò che mi dà più soddisfazione e che riuscirò a seguire anche da lontano, perchè non devo dimenticare che il mio orto sta a un’ora di macchina da dove vivo. Perciò pomodori, qualche bella insalata, prezzemolo e basilico. Forse qualche zucchino, ma nulla di più.

E poi coltiverò pazienza, equilibrio, e cura per me stesso. Per la mia salute che, chissà come mai, ora mi pare più preziosa di prima, e più in generale per la mia forma fisica. Coltiverò la trasparenza, che rende tutto più facile, almeno nei confronti delle persone fidate. Coltiverò i rapporti più intensi e preziosi, quelli che mi danno forza. Coltiverò la determinazione la forza e la costanza, che talvolta mi vengono a mancare.

E spero e prego che sia un buon anno, e mi adopererò con tutte le mie forze perchè lo sia.

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Basta con le coltivazioni

Nell'erba

Nell'erba

L’esperienza dell’orto, quest’anno, è stata più frustrante che appagante: erbacce, problemi di irrigazione, poco tempo, altri gravi problemi.

E altri orti da coltivare, meno terricoli ma più intimi.

Quindi ho deciso di utilizzare questo spazio anche per altre colture.

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Mai nessuna donna

Come il profumo di un nuovo giorno

Come il profumo di un nuovo giorno

Svegliarmi e, prima ancora di pensare, desiderarti.

Prima ancora di aprire gli occhi ricordare il tuo viso, le tue labbra, la tua pelle, il tuo odore, e cercare i segni di te.
Arrivi di nascosto, in silenzio, come il profumo di un nuovo giorno.
Mai, in tutta la mia vita, mai nessuna donna mi aveva fatto sentire così.
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«Dubitare, disobbedire, trattare»

Riti

Riti

Interessante, vero? Ho trovato queste parole in un articolo di giornale. Ovviamente richiamano capovolgendolo il famoso “Credere obbedire combattere”, ma non costituiscono solo una boutade: «Dubitare, disobbedire, trattare» può essere impiegato come mantra nelle cose della vita. Non diamo nulla per scontato, non lasciamo che altri decidano per noi, cerchiamo di negoziare (io preferisco senza dubbio “negoziare” a “trattare”) la soluzione che coinvolga e soddisfi tutte le parti.

Significa che le cose possono cambiare, che noi stessi possiamo concederci di cambiare e di ammettere con umiltà “Non ce la faccio a far come dici tu; voglio che sia diverso, voglio farti capire le mie ragioni – anche quelle del cuore, perchè l’essenziale è invisibile agli occhi – aiutami, non smettiamo di parlarne.” Disobbedire, allora, non è più una parola di ribellione bensì di tenacia e di costruzione.

Più fatica, più coinvolgimento, ma che ricompensa!

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A dieta

Ebbene sì, mi son messo a dieta. Non una dieta – fai – da – te, intendiamoci, bensì un regime alimentare concordato con una brava dietologa. Niente di terribile, no, solo un po’ di rigore e di attenzione, qualche riduzione e qualche rinuncia.

C’è anche qualche indicazione che non può che riempirmi di piacere: tanta tanta verdura, ma non solo bollita! Beh, ora in piena stagione delle insalate e con i pomodori che stanno andando a regime potrebbe non essere troppo difficile, e infatti mi divoro grandissime, saporite e colorate insalate, condite con molto aceto (perchè mi piace, e non è viateto) e pochissimo olio (che mi piace altrettanto, ma a qualcosa bisogna pur rinunciare). E zucchini in carpione (di nuovo, mooooolto più aceto che olio, un po’ d’aglio, profumata salvia). A proposito di aceto: a Casta ho trovato una bottigliona (saranno almeno cinque litri) di aceto naturale preparato da papà: grazie, bel regalo, anche perchè l’aceto è ottimo.

Perchè faccio la dieta? Diciamo un po’ per me, per sentirmi meglio e magari diventare più agile e scattante, ma soprattutto per le persone che mi amano e che amo:  credo che a tutte le mie ragazze piacerà vedermi un po’ più snello e gradevole da abbracciare, e anche poter contare su una mia più lunga aspettativa di vita (nel frattempo una toccatina…). Insomma, più magro, più sano, più sexy (esagerato!) 🙂

Va beh: ho iniziato da appena tre giorni, ma se non altro sono ottimista! Le attività extra – professionali di questo periodo, oltretutto, mi sono di grande aiuto: molto lavoro per la ristrutturazione della casa di Casta, che sta procedendo bene, e che implica sforzi fisici impegnativi e prolungati (spalare la terra, spostare i mobili, svuotare stanze ripostigli e rimesse, inumare i topi mummificati da decenni…). Ciò significa grandi sudate, ma anche potersi tenere in forma senza bisogno di andare in palestra.

Raccolto di domenica 11 luglio 2010

Raccolto di domenica 11 luglio 2010

E’ vero che dedico poco tempo all’orto… ma non posso far tutto. Comunque sono ugualmente ripagato: ecco il mio ultimo raccolto, di ieri.

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Le precauzioni inutili

Oltre all’orto ogni tanto coltivo anche il mio spirito: innaffiato con buone letture, rende meglio.

Da pochi giorni ho ripreso in mano un autore che ho amato molto, Dino Buzzati; questo brano, peraltro piuttosto triste, l’ho ritrovato sfogliando i suoi numerosissimi racconti. Povera, sfortunata, ingenua Irene, che lotta contro l’ineluttabile…

5

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Ora che lui è partito, e non si farà vivo più, scomparso, cancellato via dal quadrante della vita esattamente come se fosse morto, a lei, Irene, non resta che armarsi di tutto il coraggio che una donna può chiedere a Dio e sradicare tutti i rami per cui quello sfortunato amore si è attaccato alle sue viscere. E’ sempre stata una ragazza forte, Irene, questa volta non sarà da meno.

E’ fatto! Meno tremendo di quanto lei pensasse; e meno lungo. Non sono passati neanche quattro mesi, ed eccola completamente liberata. Un poco più magra, più pallida, più diafana, però leggera, col languore soave della convalescenza dentro cui già palpitano vaghe illusioni nuove. Oh è stata brava, eroica è stata, ha saputo essere crudele con sé stessa, ha respinto con accanimento tutte le lusinghe dei ricordi, ai quali sarebbe stato pur dolce abbandonarsi. Distruggere tutto ciò che di lui restava nelle sue mani, fosse pure uno spillo, bruciare le lettere e le foto, buttar via i vestiti indossati quando c’era lui, sui quali forse gli sguardi suoi avevano lasciato una traccia impalpabile, sbarazzarsi dei libri che anch’egli aveva letto e la comune conoscenza stabiliva una complicità segreta, vendere il cane che ormai aveva imparato a riconoscerlo e gli correva incontro al cancello del giardino, abbandonare le amicizie che erano appartenute a entrambi, cambiare perfino casa perché a quel camino lui una sera si era appoggiato con un gomito, perché un mattino quella porta si era aperta, e dietro era apparso lui, perché il campanello della porta continuava a dare lo stesso suono di quando lui veniva, e in ogni stanza le sembrava così di riconoscere una misteriosa impronta. Ancora: abituarsi a pensare ad altre cose, gettarsi in un lavoro massacrante per cui di sera, quando il pericolo si ridestava più insidioso, un sonno di pietra la atterrasse, conoscere nuove persone, frequentare nuovi ambienti, cambiare anche il colore dei capelli. Tutto questo lei è riuscita a fare, con impegno disperato, non lasciando sguarnito un angolo, una fessura, da cui il ricordo potesse farsi strada. L’ha fatto. Ed è stata guarita. Ora è mattino, con un bel vestito azzurro che la sarta le ha appena mandato, Irene sta per uscire di casa. Fuori c’è il sole. Lei si sente sana, giovane, tutta lavata dentro, fresca come quando aveva sedici anni. Felice addirittura? Quasi. Ma da una casa vicina viene una breve onda di suono. Qualcuno ha la radio accesa o fa andare il grammofono, e una finestra è stata aperta. Aperta e poi subito chiusa. E’ bastato. Sei o sette note, non di più, la sigla di un vecchio motivo, la sua canzone. Su, coraggiosa Irene, non perderti per così poco, corri al lavoro, non fermarti, ridi! Ma un vuoto orrendo le si è già formato entro nel petto, ha già scavato una voragine. Per mesi e mesi l’amore, questa strana condanna, aveva finto di dormire, lasciando che Irene s’illudesse. Ora una inezia è stata sufficiente a scatenarlo. Fuori passano le macchine, la gente vive, nessuno sa di una donna che, abbandonata sul pavimento a ridosso della porta di casa come una bambina castigata, sciupandosi il bel vestito nuovo, perdutamente piange. […]

Dino Buzzati, “Le precauzioni inutili”

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